L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.
In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.
I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Il modello economico tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali e energia facilmente reperibili e a basso prezzo.
L'economia sostenibile prevede che lo sviluppo della società sia perseguito rispettando il concetto di sostenibilità dal punto di vista sociale, economico ed ambientale. Dal punto di vista ambientale l'utilizzo delle risorse deve permettere alle stesse di potersi rigenerare in modo da fornire alle generazioni future lo stesso livello di risorse dei periodi precedenti. Concettualmente tale modello di sviluppo deve basarsi su una riorganizzazione culturale, scientifica e politica della vita.
Nell'economia sostenibile è il patrimonio mondiale il fulcro ed il motore dello sviluppo sociale. Tale patrimonio si basa su ogni forma di diversità presente sul pianeta, dalla diversità culturale e delle razze alla biodiversità. In sintesi tale modello di sviluppo recupera ed integra i concetti dell'economia tradizionale e dell'ecologia, ma per creare una economia patrimoniale bisogna creare un sistema che promuova la diversificazione delle forme e delle sostanze. Promuovendo la valorizzazione di ogni singolo componente e contabilizzandolo. Tutto ciò seguendo i principi della vocazionalità e dei talenti, facendo svolgere ad ogni componente di questo pianeta il ruolo che gli compete.
L'economia sostenibile, si fonda sulla capacità del sistema Terra, di ripristinare in un certo periodo le stesse energie utilizzate. Per questo motivo è necessario che sistema ecologico e sistema economico giacciano sullo stesso piano. L'economia sostenibile conduce pertanto ad esigenze di rimodulazione dei sistemi finanziari in subordine alla capacità rigenerativa dell'ecosistema.
L’ecologia integrale è un approccio complesso alla crisi ecologica perché affronta contemporaneamente la crisi economica, sociale e ambientale che stiamo vivendo. Le radici di questo approccio vanno cercate in un percorso molto lungo iniziato fin dall'ottocento.Negli anni ottanta il mondo economico, di fronte alle critiche allo sviluppo senza limiti, ha maturato il concetto di sviluppo sostenibile, uno sviluppo definito capace di futuro ed eco-compatibile, nonostante non rinunciasse a nessuno dei principi che ha condotto l’umanità di fronte ad una crisi ecologica gravissima.
La massimizzazione dei profitti e la scarsa considerazione per il benessere umano e naturale ha ridotto il discorso sulla sostenibilità ad una pura e semplice azione di marketing.
Un’economia integrale deve poter calcolare i costi di tutto il ciclo di vita di un prodotto, tenendo conto della rigenerazione naturale delle risorse utilizzate. Questo cambiamento comporta una nuova visione del lavoro rispettoso del benessere degli esseri umani e dell’uso responsabile delle risorse naturali.
Con il termine "decrescita" non si intende recessione e perciò neanche riduzione del prodotto interno lordo.
La decrescita è invece un tema economico e sociale che affronta la problematica del funzionamento di un sistema economico-finanziario in cui le risorse naturali e biologiche sono limitate, richiamando l’attenzione su come la crescita economica illimitata non sia sostenibile per l’ecosistema terrestre. Alla luce di una società deliberatamente incentrata alla massimizzazione del consumo e della produzione, economisti e sociologici sostenitori delle decrescita si interrogano sulla possibilità di un’inversione di trend, con l’obiettivo di trovare una situazione di equilibrio tra uomo e natura.
I fenomeni del degrado ambientale e dell’esaurimento delle risorse evidenziano la funzione paradossale della natura stessa nel sistema attuale: fattore produttivo in termini di risorse naturali estraibili e, allo stesso tempo, destinazione finale degli scarti e dei rifiuti di produzione..
Per “riuso e riciclo” si intendono le attività di recupero, progettazione, trasformazione, distribuzione e commercializzazione di materiali e beni svolte per allungare il loro ciclo vitale e salvaguardare il valore d’uso, ridurre l’uso di ulteriori risorse nonché l’impatto ambientale dei rifiuti e del loro smaltimento. I soggetti che svolgono l’attività di riuso e riciclo la esercitano relativamente all’intero ciclo o, almeno, fino alla fase di trasformazione. I processi di trasformazione di materiali e beni per nuove produzioni considerano l’intero ciclo di vita del bene sino alla sua dismissione finale e avvengono attraverso:
a) l’utilizzo di materiali e tecniche ecocompatibili;
b) il consumo minimo di risorse naturali;
c) l’adozione di un processo produttivo che minimizza o annulla ogni inquinamento.
Per “turismo responsabile e sostenibile” si intendono le iniziative turistiche organizzate nel rispetto dell’ambiente e delle culture, riconoscendo la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio e favorendo una positiva interazione tra le iniziative turistiche, le comunità locali e i viaggiatori.
Tra questi soggetti rientrano, in particolare, le attività ricettive con almeno una delle certificazioni promosse dal tavolo provinciale per l’economia solidale, gli agriturismi, gli alberghi e i ristoranti costruiti in bioedilizia o che utilizzano sistemi di risparmio energetico riconosciuti dal tavolo provinciale per l’economia solidale, i ristoranti in cui sono utilizzati principalmente ingredienti provenienti dall’agricoltura biologica e, infine, gli ecomusei, i sentieri etnografici, gli antichi mestieri e i musei naturali.
Per “consumo critico” si intende l’attività di promozione del consumo consapevole, responsabile e sobrio attraverso il quale il consumatore non sceglie i suoi acquisti solo in base al rapporto tra qualità e prezzo, ma anche in base ad altri valori e condizioni. Diventano difatti prioritari per un consumo critico le caratteristiche sociali e ambientali dei beni e servizi, la catena del valore e soprattutto i soggetti che in essa intervengono, per limitare il consumo delle risorse e l’inquinamento dell’ecosistema.
Per “gruppi di acquisto solidale” si intendono i soggetti definiti dall’articolo 1, comma 266, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nel testo volta a volta vigente, che riuniscono e organizzano i consumatori per l’acquisto collettivo dei prodotti dell’economia solidale e svolgono attività di promozione del consumo critico offrendo informazione, formazione, organizzazione e tutela ai consumatori.
Per “mobilità sostenibile” si intendono le iniziative che perseguono e concretizzano l’obiettivo di ridurre l’uso di autoveicoli privati attraverso forme di trasporto a minore impatto ambientale e sociale. Rientrano in queste categorie le attività di mobilità pedonale e ciclistica, il trasporto pubblico e quello collettivo quali car pooling, car sharing.
Per “edilizia sostenibile e bioedilizia” si intendono gli interventi realizzati ai sensi del titolo IV della legge provinciale 4 marzo 2008, n. 1 (legge urbanistica provinciale). L’edilizia sostenibile e la bioedilizia presuppongono una filiera della progettazione e della realizzazione delle opere edili e degli interventi costruttivi e di trasformazione del territorio in genere che:
Per “finanza etica” si intende la raccolta di risparmio finalizzata al finanziamento delle iniziative socio-economiche di utilità sociale e internazionale quali microcredito, cooperazione, commercio equo, per la difesa dell’ambiente e la crescita culturale della società, concepita come punto d’incontro tra i risparmiatori, che condividono l’esigenza di una più consapevole e responsabile gestione del proprio denaro, e le iniziative socio-economiche che si ispirano ai principi di un modello di sviluppo umano e sociale sostenibile, ove la produzione della ricchezza e la sua distribuzione siano fondate sui valori della solidarietà, della responsabilità civile, della reciprocità e della realizzazione del bene comune.
Per “commercio equo e solidale” si intende l’attività di cooperazione economica e sociale finalizzata a consentire o migliorare l’accesso al mercato dei produttori o venditori di beni e servizi, organizzati anche in forma collettiva, che operano nelle aree economicamente svantaggiate dei paesi in via di sviluppo.
Il commercio equo e solidale si realizza sulla base delle seguenti condizioni: pagamento a produttori e venditori di un prezzo equo e concordato; rispetto dei principi stabiliti nella carta europea dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori; sussistenza di un rapporto continuativo tra produttori e acquirenti per la realizzazione, da parte di questi ultimi, di iniziative volte al miglioramento sia della qualità dei prodotti/servizi, sia delle condizioni di vita e di sviluppo della comunità locale cui i produttori appartengono; progressivo miglioramento degli standard ambientali della produzione.
Per “filiera corta dei prodotti agricoli e agroalimentari” si intende il circuito di produzione definito dall’articolo 2, comma 1, lettera d), della legge provinciale n. 13 del 2009. Per “garanzia della qualità alimentare” si intendono un insieme di azioni volte a fornire all’acquirente adeguate informazioni sulle capacità di un’azienda produttrice di soddisfare criteri di qualità quali: salubrità, qualità biologica, giustizia sociale.
Gli obiettivi della filiera corta sono: riconoscere agli agricoltori un valore equo alle loro produzioni; aumentare le opportunità di offerta di prodotti locali e di qualità; favorire la conoscenza dei prodotti trentini; favorire il consumo in zona delle produzioni locali, anche con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale dei trasporti e migliorare il consumo stagionale dei prodotti; favorire il mantenimento di produzioni localmente importanti specialmente nei territori più marginali; aumentare il flusso di turismo alimentare verso le zone rurali; favorire intese di filiera fra tutti i soggetti interessati.